Retorica fascista e dimensione intima
a cura di Trifone Gargano
Nel Calendario 2015 dell’Arma dei Carabinieri, due pagine vengono dedicate a Vittoriano Cimmarrusti (1912-1936), di Adelfia, regio carabiniere e medaglia d’oro al valore militare. Cogliamo l’occasione per ricordarne la figura attraverso l’analisi di alcune sue lettere, inviate alla madre dal fronte di guerra dell’Africa orientale, poco prima di morire, e un suo quaderno autografo di esercitazioni, tenuto durante il corso di addestramento in qualità di allievo carabiniere.
- Lettere dal fronte africano.
Il genere epistolare ha regole ben precise e codificate dalla tradizione. Le lettere spedite dal fronte, inoltre, sottostanno a ulteriori norme (molto vincolanti), quali, per esempio, la censura; l’adesione più o meno inconscia a modelli eroici di scrittura; il rispetto di «tópoi» letterari (rassicurare l’interlocutore sulla propria condizione esistenziale; lamentarsi per l’asperità dei luoghi; denigrare il nemico; ecc.); l’utilizzo di formule retoriche fisse e codificate; la dimensione privata, se non intima, intima del linguaggio; e così via.
Le due lettere autografe di Vittoriano Cimmarrusti, che qui presentiamo, ripropongono pari pari tutte le caratteristiche di genere che abbiamo sommariamente ricordato sopra. Purtroppo, si tratta di appena due lettere, e quindi il loro valore esemplare è piuttosto limitato.
Le due lettere (l’una datata 30.3.1936; l’altra 22.4.1936, quest’ultima scritta appena due giorni prima di essere ucciso) sono documenti molto interessanti, per la parte contenutistica: il figlio che scrive dal fronte di guerra alla madre e che la rassicura sulla sua ottima condizione di salute; che la informa su alcuni risparmi che le ha inviato, raccomandandosi con lei affinché l’intera famiglia festeggi adeguatamente l’imminente santa Pasqua, utilizzando quei suoi risparmi; che, con garbo, si duole per il fatto di non aver ancora ricevuta alcuna lettera da casa; che rimprovera, affettuosamente, fratelli e sorelle, affinché non si lamentino se lui non riesce a inviare a tutti, come pur desidererebbe fare, nemmeno una cartolina; che precisa che non è necessario inviare un telegramma dal paese fino al fronte di guerra per sollecitare sue notizie; ecc. ecc.
Inoltre, dalle lettere apprendiamo che il carabiniere – soldato Cimmarrusti, sposando appieno l’ideologia ufficiale fascista, rintuzza quelle che definisce senza mezzi termini come bugie che circolano nel nostro Paese, su presunte difficoltà dell’andamento della campagna militare in Africa; elogia i propri superiori, presentati come padri di famiglia, buoni e premurosi, fino al punto da fargli dire di preferire la sua condizione di soldato di guerra in Africa a quella di civile in Italia; esprime il proprio orgoglio per il viaggio eroico intrapreso, con l’unica lamentela per l’eccesso di caldo patito, rispetto al paese di provenienza; dichiara che la guerra che sta combattendo non è certamente una passeggiata, ma che tale condizione non è addebitale alla responsabilità di nessuno, al più, alla “scomodità del terreno”; ecc.
Le due lettere di Cimmarrusti sono importanti anche per il loro aspetto linguistico e retorico: le lettere, infatti, veicolano informazioni, direttamente e indirettamente, sulla formazione linguistica di base ricevuta dal giovane Vittoriano Cimmarrusti, compreso l’utilizzo dei i suoi modelli di scrittura eroica (quasi certamente assimilati attraverso gli slogan linguistici della propaganda del regime fascista, durante il corso di addestramento militare).
Sul versante linguistico e retorico, segnaliamo, in queste due lettere di Cimmarrusti, la presenza di:
- imprecisioni e sviste morfologiche e ortografiche
- inserti dialettali (veri e propri dialettalismi), pur all’interno del più vasto contesto frasale italiano (sintatticamente sostenuto)
- sintassi piuttosto costruita (o elaborata) e, quindi, poco spontanea
- formule retoriche eroiche, tipiche del lessico della guerra
- elementi della propaganda fascista, evidentemente, condivisa e riproposta da Cimmarrusti attraverso l’utilizzo consapevole di vocaboli fortemente caricati ideologicamente (quali, per esempio: ‘barbari’, ‘neri’, ‘bugie’, ecc.); occorre ricordare che il 1936 rappresentò, per il regime fascista e per Mussolini in maniera particolare, forse, l’anno di maggiore prestigio e di più largo consenso popolare in Italia (e all’estero)
- assenza di ogni e qualsiasi segno di censura
- presenza di moduli espressivi tipici del genere epistolare
- ripetizioni di concetti e indecisioni/revisioni
- lessico ed espressioni ricercate, come: ‘ricovero’, ‘medesimo’, ‘suggellando’, ecc.
- L’addestramento dell’eroe: il quaderno di scuola di Vittoriano Cimmarrusti
Si tratta di un quaderno autografo del 1934 del periodo di addestramento allo svolgimento del servizio militare e, più in generale, di preparazione alla vita (borghese) del futuro reale carabiniere. Il quaderno è di grande formato (20 x 27), non completo e in buono stato di conservazione. Nelle due carte di apertura e di chiusura, sono presenti annotazioni numeriche, di altra mano, e, verosimilmente, eseguite successivamente alla stesura dei testi. In copertina, si legge “Quaderno di Vittoriano Cimmarrusti”. Sul margine di alcuni fogli, inoltre, si leggono annotazioni di possesso (con l’indicazione–firma del possessore consegnatario del manoscritto, presumibilmente un parente di Vittoriano).
Il quaderno contiene ben sedici esercitazioni, datate, tutte, da Tione (Comune italiano della provincia di Trento), una delle sedi di addestramento delle reclute dei Reali Carabinieri, tra il mese di luglio del 1934 e il mese di dicembre dello stesso anno.
I testi risultano sottoposti a correzione: si riconosce, infatti, la grafia differente di chi ha effettuato le correzioni, con l’utilizzo dell’inchiostro rosso; così pure è ben leggibile la stampiglia di un timbro di approvazione posto alla fine di ciascuna esercitazione. Gli interventi correttorii sono finalizzati, da un lato, a uniformare grafia e sintassi (piuttosto incerte); dall’altro, a sfumare e a attenuare il carattere a volte drammatico, a volte eccessivamente critico delle sue affermazioni (anche quelle non direttamente riguardanti la sfera militare).
Ecco, nell’ordine di composizione, le tracce dei temi assegnati alla recluta Vittoriano Cimmarrusti:
- Davanti al monumento dei caduti del vostro paese
- Pensieri e sentimenti che vi ispira la bandiera dell’Arma
- Avete visto alcuni monelli dileggiare e schernire una povera vecchia. Cosa avete fatto?
- Un vostro amico ha il vizio di bere. Consigliatelo amorevolmente a desistere facendogli intravvedere i gravi pericoli cui va incontro con la sua funesta abitudine
- Un vostro amico aspira ad arruolarsi nell’Arma e vi chiede consiglio. Rispondetegli
- Vi hanno trasfer[i]to di stazione. Impressioni della partenza e nel lasciare i vostri compagni
- La mia scelta. Perché mi sono arruolato nell’Arma. Quali erano le mie aspirazioni e quali sono ora
- La partenza in licenza
- Il ritorno dalla licenza
- Un fruttuoso servizio di appostamento
- Scrivere una lettera d’auguri al padre nella ricorrenza del suo onomastico
- Lettera ad un collega che ha perduto la madre
- Nel giorno della rimembranza. Pensieri
- Le vostre aspirazioni
- Alcuni ricordi della fanciullezza
- Un viaggio che vi è rimasto impresso
Come si può evincere, le sfere valoriali delle tracce sono:
- la patria (in tutte le sue declinazioni: la bandiera dell’Arma; il giorno della rimembranza; il monumento dei caduti del proprio paese; ecc.)
- la carriera militare nei Reali Carabinieri (con l’insistenza sulla scelta della recluta in quanto “soldato della legge”)
- la riconoscibilità del militare anche in contesti borghesi (difesa degli anziani; consigli ai bisognosi; ecc.)
- la vita privata (ricordi di fanciullezza; lettera d’auguri al padre; lettera di condoglianze all’amico-collega; ecc.)
- la vita militare (partenza per una licenza; trasferimento di sede di servizio; svolgimento del proprio servizio; ecc.)
Dunque, un minicorso di educazione linguistica, sentimentale, militare e ideologica, per tutti i contesti di vita (dentro e fuori la caserma, con e senza la divisa, da soldato e da borghese).
Anche queste esercitazioni, al pari delle lettere, , si rivelano come documenti preziosi, per conoscere meglio l’eroe di Gunu Gadu (insignito di medaglia d’oro al valor militare nel 1936); ma anche per conoscere il soldato (il Reale Carabiniere); non esclusa l’interpretazione della storia nazionale più recente (la prima guerra mondiale) e di quella più remota (il Risorgimento), proposta in chiave di continuità eroica con il presente della Patria italiana (cioè, con il Fascismo al potere), che demerge in questi scritti, lì dove, Vittoriano, evidentemente, ripete frasi, interpretazioni e valutazioni storiografiche apprese e ben assimilate durante le lezioni.
Anche in questi testi, è possibile registrare l’adesione a moduli retorico-linguistici; la presenza di «tópoi» (esempio: la nobiltà del sacrificio per la Patria); l’utilizzo di formule retoriche fisse e codificate (esempio: «la pace produttiva dei cittadini»; «assicurare ai cittadini la tranquillità»; oppure: «beato chi muore all’ombra del tricolore»; ecc.); la dimensione intima del linguaggio.
Sul versante dei contenuti, registriamo la presenza:
- della esaltazione del valore di Patria (attraverso il simbolo del tricolore; la funzione attiva, cioè educativa, dei monumenti e dei parchi della rimembranza; ecc.)
- della retorica (trionfale) fascista (il Duce come salvatore della nazione italiana)
- dell’etica perbenista (difesa dei deboli, siano essi anziani, donne, bambini)
- della nostalgia della fanciullezza e della semplicità (bontà) del popolo italiano (con l’invito a mantenere vivo e attivo il ricordo delle sane tradizioni di un tempo; ecc.).