Acque reflue

Trattamento acque reflue in Puglia, la Normativa

Il trattamento delle acque reflue è un questione che viene ampiamente discussa in Italia, sia dal punto di vista nazionale che dal punto di vista locale.

Regioni e province sono impegnate a svolgere un’importante funzione di orientamento e controllo, grazie a piani di tutela atti a classificare e individuare tutti gli elementi inquinanti e il loro effetto sull’avanzamento si scarico. Questo è ciò che fa anche la regione Puglia.

In questo articolo guida, con la consulenza degli esperti del settore, gli amici di Hydro Italia, andremo ad analizzare la normativa inerente il territorio pugliese circa la gestione degli impianti di depurazione e il trattamento delle acque reflue.

La suddivisione di acque reflue

In prima battuta, per gestire a pieno la depurazione delle acque, la regione Puglia fa una suddivisione di tipologie di acque reflue.

Le suddivide in domestiche, industriali ed urbane.

Le acque reflue domestiche sono quelle che provengono da insediamenti residenziali, o comunque da strutture in cui si esperiscono attività domestiche che hanno a che fare con il metabolismo umano.

Le acque reflue industriali invece sono quelle di scarico provenienti da edifici, fabbriche, industrie o strutture in cui vengono svolte attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento.

Le acque reflue urbane invece sono un mix di acque reflue domestiche e di acque reflue industriali.

Nella normativa che si può reperire sul sito ufficiale della Regione Puglia, viene anche descritto nel dettaglio il concetto di agglomerato, ovvero le zone in cui ci sono maggiori attività produttive e quindi vi è una maggiore confluenza di acque reflue.

 

Il trattamento delle acque reflue in Puglia

Venendo al trattamento vero e proprio, nella Regione Puglia si parla di trattamento appropriato, trattamento primario e trattamento secondario:

 

  • Il trattamento appropriato

Il trattamento appropriato  delle acque reflue domestiche è quello che viene posto in essere attraverso un processo o un sistema di smaltimento attento e controllato.

Al termine della fase di scarico garantisca si ottiene la separazione dei corpi idrici recettori ai detriti, il tutto nel rispetto delle linee guida  date nelle disposizioni della parte terza del D.Lgs. n. 152/2006;

 

  • Il trattamento primario

Con il trattamento primario delle acque reflue si effettua la sedimentazione dei solidi sospesi utilizzando una serie di fasi fisiche o chimiche.

In queste fasi, prima di giungere allo scarico, il BOD5 delle acque in trattamento subisce una riduzione di quasi il 20%, mentre i solidi sospesi vengono eliminati per una percentuale del 50 per cento;

 

  • Il trattamento secondario

Il trattamento delle acque reflue secondarie invece richiede ulteriori fasi che vanno ad agire sulla sedimentazione usando dei processi biologici.

Così facendo ci si libera ulteriormente delle tracce dei residui presenti in acqua.

Al di là del trattamento posto in essere, la regione Puglia ha stabilito dei limiti di tolleranza di emissione.

Si tratta di parametri entro il quali la sostanza inquinata viene “accettata” all’interno di uno scarico.

Tale percentuale di tolleranza viene misurata sulla base della concentrazione o della massa per unità di prodotto di materia prima lavorata, o della massa per unità di tempo.

 

Acque reflue domestiche, quali sono

Per dare una maggiore importanza alle acque reflue, all’art. 101, comma 7, del D.Lgs. 152/2006, vengono elencate quali sono considerate dalla Regione Puglia le acque reflue domestiche, oltre quelle provenienti dalla casa.

Sono dunque inserite nell’elenco le acque provenienti da attività di commercio di beni o servizi dove ci sono solo ed esclusivamente resti di metabolismo umano e di attività domestiche.

Stesso discorso vale anche per l’allevamento di bestiame (come bovini, ovini, suini, caprini, avicoli, equini, e animali con peso non  superiore alle 2 tonnellate).

Prosegue l’elenco indicando anche le acque reflue provenienti dalla stabulazione e custodia di animali non ai fini di allevamento o provenienti dal commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande, tabacco ed altro.

Sono incluse anche le attività, specializzate o meno, anche con annesso laboratorio di produzione ma che hanno un consumo idrico giornaliero inferiore a 5 mc nel periodo di massima attività.

In ultimo ricordiamo anche i laboratori artigianali dove ad esempio si fanno i dolci, i gelati, il pane, i biscotti e i prodotti alimentari freschi. Fanno eccezione le attività in cui si realizzano prodotti a base di latte in cui il consumo idrico giornaliero fino a 5 mc nel periodo di massima attività.

 

Chi effettua i controlli

A chi viene affidato il controllo sugli impianti impianti depurazione delle acque reflue?

Gestisce questa fase l’ente ARPA Puglia che periodicamente passa al vaglio gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane ai sensi della normativa nazionale e regionale, per la verifica della “regolarità dello scarico”.

A stabilire il come e il quando di questi controlli è il D.Lgs. n. 152/2006 – Parte Terza – Allegato 5, della Deliberazione di Giunta Regionale n. 1116/2006. Coadiuva la specificazione di certi requisiti anche il Piano di Tutela delle Acque, così come richiamate nei provvedimenti di autorizzazione allo scarico.

I controlli vengono posti in essere dai funzionari dei Dipartimenti Provinciali (DAP) di ARPA Puglia, in accordo con l’Autorità competente locale (Amministrazione Provinciale per territorio e/o Regione).

Il trattamento delle acque reflue è un questione che viene ampiamente discussa in Italia, sia dal punto di vista nazionale che dal punto di vista locale.

 

Regioni e province sono impegnate a svolgere un’importante funzione di orientamento e controllo, grazie a piani di tutela atti a classificare e individuare tutti gli elementi inquinanti e il loro effetto sull’avanzamento si scarico. Questo è ciò che fa anche la regione Puglia.

 

In questo articolo guida, con la consulenza degli esperti del settore, gli amici di Hydro Italia, andremo ad analizzare la normativa inerente il territorio pugliese circa la gestione degli impianti di depurazione e il trattamento delle acque reflue.

 

La suddivisione di acque reflue

In prima battuta, per gestire a pieno la depurazione delle acque, la regione Puglia fa una suddivisione di tipologie di acque reflue.

Le suddivide in domestiche, industriali ed urbane.

Le acque reflue domestiche sono quelle che provengono da insediamenti residenziali, o comunque da strutture in cui si esperiscono attività domestiche che hanno a che fare con il metabolismo umano.

Le acque reflue industriali invece sono quelle di scarico provenienti da edifici, fabbriche, industrie o strutture in cui vengono svolte attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento.

Le acque reflue urbane invece sono un mix di acque reflue domestiche e di acque reflue industriali.

Nella normativa che si può reperire sul sito ufficiale della Regione Puglia, viene anche descritto nel dettaglio il concetto di agglomerato, ovvero le zone in cui ci sono maggiori attività produttive e quindi vi è una maggiore confluenza di acque reflue.

 

Il trattamento delle acque reflue in Puglia

Venendo al trattamento vero e proprio, nella Regione Puglia si parla di trattamento appropriato, trattamento primario e trattamento secondario:

 

  • Il trattamento appropriato

Il trattamento appropriato  delle acque reflue domestiche è quello che viene posto in essere attraverso un processo o un sistema di smaltimento attento e controllato.

Al termine della fase di scarico garantisca si ottiene la separazione dei corpi idrici recettori ai detriti, il tutto nel rispetto delle linee guida  date nelle disposizioni della parte terza del D.Lgs. n. 152/2006;

 

  • Il trattamento primario

Con il trattamento primario delle acque reflue si effettua la sedimentazione dei solidi sospesi utilizzando una serie di fasi fisiche o chimiche.

In queste fasi, prima di giungere allo scarico, il BOD5 delle acque in trattamento subisce una riduzione di quasi il 20%, mentre i solidi sospesi vengono eliminati per una percentuale del 50 per cento;

 

  • Il trattamento secondario

Il trattamento delle acque reflue secondarie invece richiede ulteriori fasi che vanno ad agire sulla sedimentazione usando dei processi biologici.

Così facendo ci si libera ulteriormente delle tracce dei residui presenti in acqua.

Al di là del trattamento posto in essere, la regione Puglia ha stabilito dei limiti di tolleranza di emissione.

Si tratta di parametri entro il quali la sostanza inquinata viene “accettata” all’interno di uno scarico.

Tale percentuale di tolleranza viene misurata sulla base della concentrazione o della massa per unità di prodotto di materia prima lavorata, o della massa per unità di tempo.

 

Acque reflue domestiche, quali sono

Per dare una maggiore importanza alle acque reflue, all’art. 101, comma 7, del D.Lgs. 152/2006, vengono elencate quali sono considerate dalla Regione Puglia le acque reflue domestiche, oltre quelle provenienti dalla casa.

Sono dunque inserite nell’elenco le acque provenienti da attività di commercio di beni o servizi dove ci sono solo ed esclusivamente resti di metabolismo umano e di attività domestiche.

Stesso discorso vale anche per l’allevamento di bestiame (come bovini, ovini, suini, caprini, avicoli, equini, e animali con peso non  superiore alle 2 tonnellate).

Prosegue l’elenco indicando anche le acque reflue provenienti dalla stabulazione e custodia di animali non ai fini di allevamento o provenienti dal commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande, tabacco ed altro.

Sono incluse anche le attività, specializzate o meno, anche con annesso laboratorio di produzione ma che hanno un consumo idrico giornaliero inferiore a 5 mc nel periodo di massima attività.

In ultimo ricordiamo anche i laboratori artigianali dove ad esempio si fanno i dolci, i gelati, il pane, i biscotti e i prodotti alimentari freschi. Fanno eccezione le attività in cui si realizzano prodotti a base di latte in cui il consumo idrico giornaliero fino a 5 mc nel periodo di massima attività.

 

Chi effettua i controlli

A chi viene affidato il controllo sugli impianti impianti depurazione delle acque reflue?

Gestisce questa fase l’ente ARPA Puglia che periodicamente passa al vaglio gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane ai sensi della normativa nazionale e regionale, per la verifica della “regolarità dello scarico”.

A stabilire il come e il quando di questi controlli è il D.Lgs. n. 152/2006 – Parte Terza – Allegato 5, della Deliberazione di Giunta Regionale n. 1116/2006. Coadiuva la specificazione di certi requisiti anche il Piano di Tutela delle Acque, così come richiamate nei provvedimenti di autorizzazione allo scarico.

I controlli vengono posti in essere dai funzionari dei Dipartimenti Provinciali (DAP) di ARPA Puglia, in accordo con l’Autorità competente locale (Amministrazione Provinciale per territorio e/o Regione).

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