San Nicola Pellegrino, detto Nicolino

di Trifone Gargano

Greco di origini, Nicola detto il Pellegrino, povero pastorello «folle», giunse a Trani nel maggio del 1094, piuttosto malconcio e affamato, dove fu accolto dall’arcivescovo Bisanzio I, che ne intuì la santità. Poco dopo, il 2 giugno del 1094, sempre a Trani, Nicola il Pellegrino moriva. La Chiesa ne proclamò la santità immediatamente, nel 1098, su proposta dell’arcivescovo di Trani, per le opere compiute in vita, da Nicolino, specie la catechesi e il suo costante ripetere l’invocazione «Kyrie Eleison», e per i miracoli avvenuti e certificati post-mortem. San Nicola il Pellegrino attirava intorno a sé i ragazzi, e li invitava a pregare Dio con la sua formula vocativa del «Kyrie Eleison». La fede popolare lo ricorda anche con il nome di san Nicolino, forse per la sua statura minuta, e la sua giovane età, forse, anche, per distinguerlo da san Nicola di Bari (il grande). La città di Trani lo venera con grande fede e affetto, ogni anno, nell’ultima domenica di luglio (quest’anno, il 28 luglio), e a lui è dedicata la splendida cattedrale di Trani, i cui lavori iniziarono nel 1097, a ridosso, quindi, del mistico passaggio di san Nicolino in città, e della sua permanenza, e dove sono conservate le spoglie mortali del santo, a partire dal 1143, una volta ultimati i lavori, anno della solenne traslazione del suo corpo. Nel 1094, a soli diciannove anni, Nicola decise di fare un pellegrinaggio a Roma; quindi, si imbarcò da Lepanto alla volta di Otranto, a diciassette anni (nel 1092), in compagnia del monaco Bartolomeo. Percorse in lungo e in largo la Puglia, giungendo, nel mese di maggio, a Trani. Nelle sue tappe pugliesi (Lecce, Taranto, Racale…), Nicolino non fu accolto con simpatia, né da parte delle autorità ecclesiastiche cattoliche, né da parte dei fedeli, per via del suo ossessivo ripetere l’invocazione «Kyrie Eleison»; anzi, spesso, fu bastonato e frustato. L’arcivescovo di Trani, invece, che lo volle interrogare personalmente, ne percepì la santità, che si esprimeva attraverso esternazioni tanto ingenue e gioiose, come solo i bambini sanno fare, quanto sincere, accogliendolo e offrendogli vitto e alloggio. La commozione per l’improvvisa morte, dopo soli 15 giorni dal suo arrivo in città, portò la popolazione tranese a tributargli un sentimento di attaccamento immediato (e duraturo), fino alla canonizzazione, avvenuta nel 1098, su richiesta dell’arcivescovo Bisanzio I, inoltrata al Sinodo Romano, e con l’approvazione popolare. Fu papa Urbano II che, quindi, autorizzò l’arcivescovo di Trani a canonizzare Nicola il Pellegrino. San Nicola il Pellegrino, generalmente, viene raffigurato con una croce in mano, e con una bisaccia a tracolla (era solito, infatti, offrire ciliegie, o altra frutta, ai ragazzi che gli si attorniavano, durante le sue predicazioni). Non si posseggono ulteriori notizie sulla vita di Nicola il Pellegrino (oltre a quelle relative alla sua infanzia piuttosto miserevole, spesso trascorsa in solitudine, durante la quale fu oggetto di scherno e di derisione, da parte di chi lo ascoltasse, sempre per quella sua ossessiva ripetizione del «Kyrie Eleison»). Nel 1748, papa Benedetto XIV lo inserì nel Martirologio Romano. La Chiesa ortodossa lo venera come «pazzo di Dio», come folle d’amore. E, in effetti, san Nicolino, in vita, fu creduto pazzo, dai suoi contemporanei, che mal interpretavano la sua ingenua e vivace manifestazione di fede, il suo comportarsi come un fanciullo, specie per la sua invocazione, urlata a tutti. Sua madre stessa, quando il ragazzo aveva 12 anni, lo cacciò di casa, per poi richiamarlo e farlo rinchiudere in un monastero (dal quale, Nicolino, comunque, scappò, con l’intenzione di raggiungere Roma). Si narra che perfino durante il viaggio verso Otranto, gli altri passeggeri, infastiditi dal suo «Kyrie Eleison», decidessero di buttarlo in mare, pensando di liberarsene definitivamente. Nicolino, invece, riuscì a raggiungere Otranto a nuoto, e di lì avviare il suo pellegrinaggio per la Puglia.

 

Oggi, un bel libro, fresco fresco di stampa, scritto da Maurizio Di Reda, per i tipi della casa editrice Progedit (Bari), Nicola il Pellegrino. Storie e miracoli, ne racconta la vita, appunto, e gli eventi miracolosi che la fede popolare attribuisce alla sua santità. A lettura ultimata, di questo (bel) libro, la prima considerazione che un lettore comune fa, cioè, un lettore come me, non esperto di questioni agiografiche, è che si tratti di un libro opportuno (e necessario). Un libro scritto bene, con uno stile avvincente, che riesce a catturare il lettore (anche quello più recalcitrante come il sottoscritto, metodologicamente scettico, non prevenuto, no, questo mai, ma scettico, sì). Lo stile della scrittura, infatti, è epico, avvolgente, leggero (mai banale), di quella leggerezza di cui parlava Italo Calvino, capace cioè di togliere peso (zavorra) alle cose grevi, senza mai banalizzare. Quando un libro ha questo dono, di catturare il lettore, e di prenderlo per mano, per condurlo, di pagina in pagina, di capitolo in capitolo, lungo i sentieri di una storia, di farlo volare in essa, ebbene, quel libro ha centrato un grandissimo risultato. Lo stile, infatti, riesce a creare una naturale confidenza con la tematica, che non è certamente, semplice, riesce a creare una vicinanza tra chi legge, l’autore, e, soprattutto, l’oggetto della narrazione. In questo caso, l’oggetto della narrazione è il mistero della santità, di come cioè il Cristo, il mistero divino, si sia manifestato nel mondo, per mezzo e attraverso la figura, la predicazione, l’apostolato, le gesta di Nicola Pellegrino, Nicolino da Trani.

 

In copertina: San Nicola il Pellegrino, di Giovanni Gasparro, 2017, olio su tela, conservato presso la chiesa di San Francesco, a Trani.

 

Maurizio Di Reda nasce a Trani nel 1994. Dopo la maturità, conseguita presso l’Istituto d’Arte, frequenta la Facoltà Teologica Pugliese, e consegue il Baccellierato in Teologia nel luglio 2021. Da sempre appassionato della figura di Nicola il Pellegrino, dal 2018 è membro del Comitato che organizza i festeggiamenti a Trani, città in cui san Nicola è Patrono. Docente di Religione cattolica. Vive in provincia di Reggio Emilia. Socio fondatore, insieme con altri sette valorosi giovani, dell’Associazione culturale «Tranensis».

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