Giacomo Leopardi e la ‘piscia’ della Befana!
Carbone dolce pugliese, e uno scherzo letterario.
a c. di Trifone Gargano
Nella tradizione liturgica cattolica e occidentale, l’Epifania celebra la manifestazione di Dio agli uomini nel suo Figlio; cioè, la manifestazione del Cristo ai Magi. Non è sempre stato così, e non dappertutto, nel mondo cristiano. Ma non è questa la sede per indagare e per approfondire storia e significato della festività cristiana. Basterà ricordare, soltanto, che le Epifanie, per le Chiese cristiane orientali, indicavano le varie manifestazioni del Cristo, come la nascita, il battesimo, il primo miracolo a Cana, ecc. La festa delle Epifanie si diffuse anche a Roma, a partire dal V secolo, trasformandosi, però, nella celebrazione della venuta dei Magi, e, quindi, della manifestazione del Cristo (la Epifania, al singolare, non più le Epifanie, al plurale). Il nome odierno Befana deriva dalla (normalissima) aferesi (cioè, dalla caduta di un suono, o di un gruppo di suoni, all’inizio di una parola) della voce latina Epiphânīa.
La notte dell’Epifania (della Befana), nella tradizione contadina, è considerata una notte magica (durante la quale, cioè, gli animali parlano, nelle stalle e nei boschi). Questa festa viene celebrata in Italia con tante usanze, regionali e locali, che ne riflettono, ciascuna, i diversi aspetti e significati. Prima che si affermasse la consuetudine dei regali natalizi ai bambini, erano proprio i Magi che svolgevano tale funzione (donando a Cristo, il bambino per eccellenza, i loro doni: oro, incenso e mirra). Di recente, in Italia, si è realizzata una sorta di sdoppiamento: Gesù Bambino, a Natale, dispensa i regali importanti; la Befana, poco dopo, porta regali meno importanti, se non cenere e carbone, a quei bambini che si sono comportati male durante l’anno appena trascorso! La Befana è rappresentata come una vecchia (brutta ma simpatica), che vola su una scopa e che scende di notte attraverso la cappa del camino, per lasciare nelle calze dei bambini regalini, dolci e, talvolta, carbone.
Carbone dolce
Zucchero, albume, alcool e coloranti: la preparazione del carbone dolce della Befana non è particolarmente difficile.
Ingredienti
1 cucchiaio di alcol puro Coloranti alimentari 1 albume d’uova 100 gr di zucchero al velo 500 gr di zucchero semolato Acqua
Preparazione Preparare lo sciroppo, mettendo in una pentola 300 gr di zucchero semolato, e acqua fredda; mescolare velocemente, lasciando bollire, finché il caramello non diventi ‘biondo’. Preparare la glassa, montando a neve l’albume; altri 200 gr di zucchero semolato, un cucchiaio di alcool puro, lo zucchero a velo, e il colorante alimentare. Mescolare finché non si ottenga una glassa densa, e un colore omogeneo.
Aggiungere la glassa al caramello, quando quest’ultimo diventa ‘biondo’, e mescolare il tutto per amalgamare bene. In questa fase, abbassare la fiamma (del gas), per non far attaccare il ‘composto’ alla pentola.
Versare il composto in uno stampo, e schiacciarlo delicatamente. Lasciarlo raffreddare, e, quindi, tagliarlo a pezzettini.
Il 6 gennaio del 1810, a Recanati, a soli undici anni, Giacomo Leopardi scrisse e inviò la seguente lettera a una signora amica di famiglia, fingendosi la Befana:
Carissima Signora,
Giacché mi trovo in viaggio volevo fare una visita a Voi e a tutti li Signori Ragazzi della Vostra Conversazione, ma la Neve mi ha rotto le Tappe e non mi posso trattenere. Ho pensato dunque di fermarmi un momento per fare la Piscia nel vostro Portone, e poi tirare avanti il mio viaggio. Bensì vi mando certe bagatelle per codesti figlioli, acciochè siano buoni ma ditegli che se sentirò cattive relazioni di loro, quest’altro Anno gli porterò un po’ di Merda. Veramente io voleva destinare a ognuno il suo regalo, per esempio a chi un corno, a chi un altro, ma ho temuto di dimostrare parzialità, e che quello il quale avesse li corni curti invidiasse li corni lunghi.
Ho pensato dunque di rimettere le cose alla ventura, e farete così. Dentro l’anessa cartina trovarete tanti biglietti con altrettanti Numeri. Mettete tutti questi biglietti dentro un Orinale, e mischiateli bene bene con le vostre mani. Poi ognuno pigli il suo biglietto, e veda il suo numero. Poi con l’anessa chiave aprite il Baulle. Prima di tutto ci trovarete certa cosetta da godere in comune e credo che cotesti Signori la gradiranno perché sono un branco di ghiotti. Poi ci trovarete tutti li corni segnati col rispettivo numero. Ognuno pigli il suo, e vada in pace. Chi non è contento del Corno che gli tocca, faccia a baratto con li Corni delli Compagni.
Se avvanza qualche corno, lo riprenderò al mio ritorno. Un altr’Anno poi si vedrà di far di meglio. Voi poi signora Carissima,avvertite in tutto quest’anno di trattare bene cotesti signori, non solo col Caffe che già si intende, ma ancora con Pasticci, Crostate, Cialde, Cialdoni, ed altri regali, e non siate stitica, e non vi fate pregare, perché chi vuole la conversazione deve allargare la mano, e se darete un Pasticcio per sera sarete meglio lodata, e la vostra Conversazione si chiamerà la Conversazione del Pasticcio. Frattanto state allegri, e andate tutti dove io vi mando, e restateci finché non torno ghiotti, indiscreti, somari scrocconi dal primo fino all’ultimo.
La Befana