I giardini di Pomona

CONSERVATORIO BOTANICO I GIARDINI DI POMONA

Il Comune di Cisternino, situato nel centro della Valle d’Itria, nota come valle dei trulli, ospita nel suo territorio “I giardini di Pomona” – un conservatorio botanico che abbina la conservazione della biodiversità alla ricerca e alla divulgazione scientifica indirizzata a scuole di ogni ordine e grado, professionisti, amatori e turisti.

Il sito, frutto di un complesso lavoro di accorpamento di proprietà estremamente frazionate, copre 10 ettari circa. In origine principalmente destinato a pascolo, comprendeva un uliveto, un ciliegeto, una pineta e alcuni alberi sparsi di fico e di mandorlo.

Nel corso degli ultimi 16 anni il Conservatorio botanico, condotto in biologico seguendo le buone pratiche agricole, ha messo a dimora oltre mille e duecento varietà di fruttifere arboree, per lo più costituite prima del 1950; così il territorio si è arricchito con collezioni di peri, albicocchi, susini, fichi, melograni, mandorli, gelsi, cotogni, giuggioli, azzeruoli, sorbi, cornioli e agrumi di varietà storiche italiane oltre che di innumerevoli piante aromatiche e piante rare.

Questa banca genetica vivente nasce dal desiderio/dovere di trasmettere alle generazioni future questa preziosa eredità selezionata nel corso dei millenni da centinaia di generazioni di agricoltori.

Per raggiungere questo scopo sono stati restaurati i muretti a secco, i terrazzamenti, le cisterne preesistenti e gli immobili, rispettando i canoni della tradizione locale e trasformando la proprietà in un parco-giardino, aperto al pubblico tutto l’anno.

In un’area di macchia mediterranea, che abbiamo lasciato incontaminata, portiamo i visitatori per un primo approccio alla biodiversità selvatica. Qui mostriamo quanto la moderna agricoltura sia un’enorme semplificazione in rapporto alla complessità delle interazioni che avvengono naturalmente tra vegetali e animali vivi e morti.

 Il Conservatorio è perfettamente integrato nel paesaggio agrario circostante e la sua ricchezza si svela nella diversità di ciascuna delle essenze vegetali ospitate che diventano gli attori assoluti e il principale elemento di arredo, fatta eccezione per le targhette in ferro con i nomi botanici delle piante coltivate.

Nel cuore del Conservatorio è stato piantato il Kaki di Nagasaki, simbolo della pace nel mondo (www.kakitreeproject.com).  L’albero è circondato da un labirinto di 596 piantine di lavanda a simboleggiare il lungo e necessario cammino per raggiungere la pace.

Per rendere sostenibile il progetto di conservazione si è deciso di riqualificare gli immobili ad uso agricolo in strutture di ricezione, ospitalità e laboratorio di trasformazione.

Le attività della masseria didattica, le visite guidate alle collezioni (5000 visitatori l’anno di cui la metà stranieri), la vendita dei prodotti agricoli di qualità trasformati in modo artigianale, i corsi di approfondimento su tecniche agronomiche e di trasformazione, l’ospitalità di altri operatori culturali e discipline olistiche per workshop e convegni, l’agriturismo e l’ostello forniscono parte delle entrate necessarie al sostentamento del progetto.

Altra forma di autofinanziamento sono i proventi derivati da una linea cosmetica al fico costituita da nove prodotti di bellezza e da una linea salute che comprende due gemmoderivati di fico, integratori alimentari, che coadiuvano alla protezione dello stomaco e dell’intestino.

Le proposte culturali quali: mostre pomologiche, laboratori teorico-pratici, visite guidate personalizzate e multilingue si distinguono per uno spiccato approccio multidisciplinare (botanica, storia, arte, architettura, gastronomia, ecc.).

Presso questo parco agricolo sono inoltre disponibili per la consultazione numerose pubblicazioni, tra cui pregiati volumi storici ed artistici, su tematiche inerenti: botanica, erboristeria, biodiversità, tecniche di agricoltura naturale.

Il Conservatorio botanico, membro della Società Botanica Italiana Gruppo Orti Botanici e Giardini Storici, collabora con Università e centri di ricerca nazionali ed internazionali, ospita progetti Erasmus+  con campi di lavoro internazionali, usufruisce del Servizio Civile nazionale, attua l’alternanza Scuola-Lavoro e intrattiene rapporti con altre associazioni di volontariato. 

Dall’urgenza di affrontare le problematiche sempre più pressanti relative alla penuria d’acqua e all’impoverimento dei suoli scaturisce lo sviluppo, negli ultimi anni, di un progetto partecipato con la rete dei permacultori. Nasce così la realizzazione in via sperimentale di tre foreste alimentari in aridocultura delle essenze mediterranee: tecniche di rigenerazione dei suoli e di conservazione dell’acqua si fondono con la conservazione della biodiversità agraria di fichi e melograni.

Queste due piante antichissime, che l’uomo non ha mai cessato di coltivare anche per le loro straordinarie qualità nutraceutiche, trovano a “I giardini di Pomona” un luogo di conservazione privilegiato. Il melograno si esprime qua in un centinaio di diverse cultivar, mentre il fico, pianta strategica per l’alimentazione futura delle aree a clima mediterraneo, rappresenta il fulcro della ricerca del Conservatorio, ove sono coltivate poco meno di 700 accessioni, provenienti da diversi Paesi, che costituiscono una delle più importanti collezioni al mondo della specie Ficus carica.

Per informazioni contattare il Dr. Paolo Belloni c/0 Pomona Onlus – C.da Figazzano 114 – 72014 Cisternino (BR)

Tel/fax 080-4317806

cell. 333-3670653

igiardinidipomona@gmail.com 

www.igiardinidipomona.it

Fb “I giardini di Pomona”

Segue approfondimento: “Perché il fico?”

Perché il fico?

Ecco alcune motivazioni.

Per:

  • i suoi frutti squisiti, sani, altamente energetici, facili da essiccare e da conservare;
  • l’adattabilità alla coltivazione in aridocoltura – dopo i primi tre anni di adacquamento per permettere alle potenti radici di inserirsi in ogni anfratto del terreno infatti, la pianta non ha più bisogno di irrigazione;
  • la parsimonia della pianta che vive anche in condizioni particolarmente difficili e ben si adatta ai terreni più poveri e pietrosi
  • la grande generosità nelle produzioni;
  • la resistenza alla salsedine e all’aria salmastra in tutte le fasi vegetative. Ciò rende coltivabili molte aree immediatamente prospicienti il mare non fruibili con altre coltivazioni di fruttifere arboree.
  • la capacità, nelle cultivar bifere di produrre due frutti diversi, in tempi diversi sullo stesso albero (A giugno-luglio i fioroni e ad agosto- ottobre i forniti o fichi autunnali).
  • l’ampia scalarità nella maturazione in relazione alle cultivar impiegate che garantisce 4 mesi di frutti freschi nel corso dell’anno;
  • l’apporto nutraceutico dei suoi frutti;
  • la facilità di coltivazione di questo albero anche da persone sprovviste di competenze agronomiche;
  • le limitate esigenze colturali;
  • la veloce entrata in fruttificazione
  • la facilità di moltiplicazione per talea, per meristema, per propaggine, per pollone radicato o per margotta;
  • la tolleranza agli errori di potatura o la totale mancanza della stessa;
  • la sua rusticità e buona resistenza alle malattie;
  • il basso costo di una giovane pianta che può vivere un secolo e nutrire molteplici generazioni;
  • la buona resistenza a condizioni pedoclimatiche diverse ed a qualsiasi suolo privo di ristagni d’acqua e la discreta resistenza al caldo (+45°/50°) e al freddo: da -14°a -20° a seconda delle cv. (ma la varietà rumena Chisinau ha resistito a -27°);

 Inoltre il fico:

  • è una delle poche piante che non necessitano di insetti pronubi per fruttificare;
  • non necessita di trattamenti chimici
  • mostra una straordinaria variabilità dei frutti per colore della buccia e della polpa, per forma e dimensione dei fichi e permette di godere della estesissima e diversificata gamma dei sapori di ciascuna varietà;
  • non è alternante nelle produzioni;
  • le sue potenti radici trattengono il suolo e contrastano il dilavamento dei fondi;

la sua folta chioma ombreggiante aumenta la salubrità degli ambienti, mantiene l’umidità, produce biomassa ecc.;

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