Gli emoticon del manoscritto cassinese della Divina Commedia

di Trifone Gargano

Di recente, a Montecassino, ho ricevuto in dono, per mano di dom Luigi Di Bussolo, che ringrazio pubblicamente, copia dell’edizione anastatica, allestita nel 2021, per celebrare il VII centenario della morte di Dante Alighieri, dell’edizione della Divina Commedia pubblicata nel 1865, a cura dei Monaci Benedettini di Montecassino, seguendo la lezione del Codice 512, posseduto e conservato nella Biblioteca dell’Abbazia di Montecassino tra i tesori più preziosi.

Il manoscritto cassinese (Cod. 512) è importante per diverse ragioni; innanzitutto, per la sua vetustà, come chiarisce nella sua dotta e puntuale introduzione, Montecassino e Dante, l’allora Arciabate e Ordinario di Montecassino, Donato Ogliari O.S.B.; il Codice 512, infatti, con molta probabilità, è databile in un arco di tempo anteriore al 1369 (in virtù di una glossa marginale ai versi 67-69 del canto XX del Purgatorio, nei quali, a parlare, è l’anima di Carlo I d’Angiò, con riferimento a san Tommaso d’Aquino). Dunque, il Codice sarebbe stato realizzato a pochi decenni dalla morte del poeta. Inoltre, questo Codice cassinese è manoscritto di grande interesse, tra gli studiosi del poema dantesco, perché reca postille latine interlineari (conosciute come glosse cassinesi), alcune delle quali, le più antiche, rinviano al commento del figlio di Dante, Pietro Alighieri.

 

Ciò che, invece, rende prezioso il Codice 512 della Biblioteca di Montecassino ai miei occhi di studioso e di divulgatore pop del poema dantesco, attento alle contaminazioni tra la tradizione letteraria classica e i codici espressivi dei linguaggi social dei nostri tempi, sono alcuni disegni collocati a margine dei fogli, che riproducono particolari contrassegni, talora bizzarri, ma sempre espressivi, riproducenti piccole teste umane o di animali, oggetti varii. Si tratta di notabilia marginali, che accompagnano sentenze (quasi sempre morali, ovvero di carattere parenetico, esortativo) del testo dantesco. Dal mio punto di vista, di interprete postmoderno del testo di Dante Alighieri, questi disegnini (a volte, poco più che scarabocchi) corrisponderebbero agli odierni emoticon, cioè a quel particolare linguaggio visivo dei nostri messaggi Whatsapp. Lo stesso Dante, nel canto X del Purgatorio, aveva scritto della potenza comunicativa del «visibile parlare» (v. 95), alludendo alle immagini che, in compagnia di Virgilio, ammirava lungo la parete della montagna purgatoriale, che riuscivano, cioè, a parlare, a esprimere un concetto, non utilizzando la parola, ma con la sola forza evocativa del disegno, del tratto visivo. Tornando al manoscritto cassinese, annota l’Arciabate Donato Ogliari, che questi contrassegni sono l’evidente testimonianza di una fruizione attiva e spirituale del testo dantesco da parte dei lettori del manoscritto.

Dunque, una lettura nient’affatto passiva del poema dantesco, ma, appunto, attiva, con il lettore, cioè, che riesce a commentare il testo attraverso i disegnini. Fino a qualche anno fa, la scrittura veloce (e stringata) si identificava con gli sms. L’acronimo, che sta per short message service, indicava (e indica) comunemente un messaggio di testo breve, inviato da un telefono cellulare a un altro. La stringatezza del messaggio, la velocità dell’inoltro, la leggerezza dello stile comunicativo, l’utilizzo delle emoticon (o smile, faccina sorridente), sono stati alcuni degli elementi che ne hanno decretato il successo immediato, sin dal loro primo apparire. Proprio gli elementi extra-verbali, emoticon, riproducono graficamente aspetti tipici della comunicazione paralinguistica, come il tono o il timbro della voce; i silenzi, le pause, e tanto altro.

Ecco, questi disegnini marginali, presenti nel Codice 512 Cassinese, e che amo definire come emoticon, ci dicono molto, nonostante i secoli trascorsi dalla loro realizzazione, sullo stile della lettura del poema dantesco, sin dagli anni della sua prima ricezione e divulgazione; ci dicono molto non solo sul lettore del poema, che si sofferma su alcuni passi, in modo particolare, e li commenta visivamente, ma anche sul poema (e sul suo Autore).

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